Perché sostengo Maurizio Martina segretario del Partito Democratico
Il segretario del mio circolo ha convocato il congresso per sabato, domani, e io come tanti iscritti al Partito Democratico andrò ad esprimere la mia personale preferenza ad una delle proposte che si confrontano.
Non mi hanno convinto molti passaggi dei mesi scorsi e sarebbe stato meglio evitare di giungere a ridosso delle elezioni europee con questa incertezza di guida e di linea. Si è letto spesso di altre potenziali scissioni e fughe, di liste e listoni, di restaurazioni e di ritorni, di nomi e simboli. A me, invece, piace dire che dobbiamo investire tutte le nostre energie nel Partito Democratico.
L’Italia e gli italiani hanno bisogno di un’alternativa, ne hanno bisogno presto perché ciò che sta accadendo è davvero pericoloso. C’è bisogno di opposizione e c’è bisogno di proposta. C’è bisogno di politica e di concretezza. C’è bisogno di un partito che difenda la qualità della nostra democrazia.
Invece, troppo spesso, abbiamo pensato che tutto si esaurisse nel dibattito interno offuscando un lavoro e annebbiando un pensiero: gli italiani oggi non rammentano le nostre politiche, ma solo i nomi delle persone che litigano.
L’alternativa si costruisce solo affermando valori, dichiarando contenuti, praticando metodi, battendosi tutti i giorni nelle istituzioni per migliorarle; e non si fa da soli: a maggio, o ci sarà un fronte democratico largo in tutta Europa o altrimenti vinceranno gli egoisti. Rinchiudersi nella ridotta della tradizione ci consola ma non ci porta più in là.
Rinnegare ciò che di buono si è realizzato in questi anni, non permette di andare oltre. Nasconderne i limiti è altrettanto sbagliato.
Auspico, ancora, un partito che sappia dire di sì alle trasformazioni, che metta insieme sviluppo e protezione, che dia spazio a libertà e sicurezza, che affronti le grandi questioni del nostro tempo con un pensiero lungo: innovazione tecnologica, grandi migrazioni, cambiamenti climatici, economia globale, inclusione sociale e culturale, ma che si occupi anche del presente e dei suoi turbamenti, si confronti e scelga, si rinnovi ed innovi, sempre.
Non mi appassiono al gioco di chi vince o di quali reazioni avrà chi perde un congresso come questo tutto combattuto su quanto ci sia da salvare dell’esperienza degli ultimi anni in cui è stato Matteo Renzi a guidarci: nonostante gli errori e i fallimenti, continuo personalmente a ritenere che siano stati gli anni in cui il Partito Democratico ha mostrato il miglior modo di interpretare la sua missione riformatrice con determinazione, dinamismo e, finalmente, capacità di decidere.
Quando si vivono momenti di difficoltà ci si stringe, si cerca e si offre aiuto, si ricostruisce una comunità di persone e si promuovono insieme le idee.
Ho deciso allora di votare per Maurizio Martina perché nella sua mozione ritrovo di più questa impostazione, gli riconosco la perseveranza di non aver mollato e di aver costruito intorno a sé la fiducia di un gruppo dirigente che stimo e che può garantire dialogo e unità. D’altra parte il nostro congresso è un passaggio delicato, addirittura storico, in un tempo altrettanto delicato.
Facciamo che sia un passaggio utile per il futuro.