Ci vuole rispetto quando si parla o si celebra un evento a cui non si è preso parte.
Rispetto vuol dire atteggiamento adeguato, parole giuste, riconoscimento di valore ai protagonisti. 50 anni fa la Toscana, Grosseto e la Maremma, annegarono sotto la pioggia incessante, i fiumi, anche l’Ombrone, sfondarono gli argini e si mangiarono tutto. Ci vuole rispetto per coloro che hanno vissuto quei momenti, quei giorni, quelle fatiche, la paura, lo sconforto e la disperazione, poi piano piano, la ripartenza.
I più che ricordano quel ’66 rammentano l’odore del fango. Quell’odore che non andava via dalle case per mesi, che non se ne andava mai dalla testa. E la paura delle notti di pioggia, senza dormire. Ci vuole rispetto per quei giovani di allora, gli angeli, che dettero tutti sé stessi per aiutare famiglie e imprese a ripulire, come fu per Albinia solo qualche anno fa. Angeli con le ali infangate e l’anima pura. Persone che poi hanno fatto l’Italia di oggi, la Grosseto di oggi, hanno generato altri italiani come noi che ancora dobbiamo dimostrare di essere in grado di onorare quella generosità.
Rispetto per chi all’epoca aveva ruoli guida, il sindaco Pollini in testa ma poi tutti gli altri. Rispetto per la loro tenuta, per la forza, per l’umanità. Posso solo immaginare il peso delle decisioni da prendere senza esitare né pensare troppo agli effetti, del dover mantenere lucidità, sempre ed del trovare una parola per tutti i cittadini, impauriti e bisognosi di sostegno.
L’alluvione è una bestia furente che cancella tutto e lascia un segno violento dentro una comunità. Non so se Grosseto si è preparata sufficientemente a questo anniversario. A me pare ancora troppo distratta dai problemi d’oggi, per riuscire a prestare la dovuta attenzione. Grosseto è una comunità viva e dinamica, molto mobile al suo interno, cresciuta significativamente negli ultimi decenni; una comunità alla continua ricerca d’identità e di un rapporto con la natura e con lo spazio per essere finalmente luogo. Per questo credo che sarebbe utile non fermarsi qui, ma insistere: approfondire, discutere, la memoria della tragica alluvione del ’66 può essere punto di unione su cui rinnovare il sentimento comunitario della città.
Onore a tutti quelli che hanno dato vita, oggi e nei giorni scorsi, a momenti di celebrazione restituendo valore alla memoria, complimenti a chi lo ha fatto rivolgendosi alla storia con rispetto.
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