Dopo l’ultimo Consiglio regionale la Toscana è e sarà diversa. Due giorni di discussione e due atti fondamentali uno sulla sanità e l’altro per l’agricoltura che cambiano e migliorano il modello toscano in questi due settori strategici. La Maremma è protagonista di queste mutazioni.
Andiamo per ordine.
La sanità del presente e del futuro. In provincia di Grosseto si passerà quattro a due zone distretto: Colline dell’Albegna che comprende i Comuni di Capalbio, Isola del giglio, Magliano in Toscana, Manciano, Monte Argentario, Orbetello, Pigliano e Sorano e Amiata grossetana-Colline metallifere-Grossetana che comprende invece tutti gli altri venti comuni.
Non un atto “burocratico”, ma una sfida che si traduce in benefici effettivi come: certezza delle risorse, perché l’integrazione di servizi è premiata con un contributo annuo fino a 450mila euro per cinque anni e a Grosseto spetteranno 445mila euro; garanzia di innovazione; capillarità nei servizi di base e maggiore centralità della persona che viene presa in carico; più forza nel rapporto con l’Azienda sanitaria e un rapporto più solido tra ospedale e territorio. Uno degli indirizzi più importanti di questa nuova legge è proprio la centralità che si riconosce alle Società della salute, permettendo ai sindaci di riappropriarsi non soltanto della programmazione e del governo, ma anche della gestione diretta dei servizi, come l’assistenza domiciliare e gli ospedali di comunità.
È l’attuazione della riforma che in gran parte abbiamo approvato a fine 2015.
L’Agricoltura è il settore primario dell’economia e la Maremma conquista la sua giusta collocazione in Toscana. Il Programma regionale di sviluppo 2016-2020 è lo strumento principe della programmazione regionale con cui si tracciano le linee per le politiche dei prossimi anni e si mettono le basi per la Toscana del futuro.
Da mercoledì scorso per la prima volta la Maremma è il punto di riferimento per le politiche rurali regionali con una sua dignità riconosciuta e con risorse dedicate e la Toscana meridionale è rappresentata al pari della Toscana settentrionale e centrale. A partire dai prossimi bandi sullo sviluppo rurale, infatti, saranno previste premialità dedicate per lo sviluppo di filiere dell’agroalimentare nella Toscana del sud. Un traguardo importante che dev’essere per il sistema economico maremmano la spinta per il rilancio e l’affermazione.
Ecco, in sintesi, cosa prevede il progetto regionale n. 6 – Sviluppo rurale ed agricoltura di qualità
– incentivazione dei contratti di filiera e di distretto con l’obiettivo di favorire investimenti privati, e il rapporto tra l’industria agroalimentare ed i centri di ricerca
– valorizzazione della tenuta di Alberese, quale una delle più grandi aziende biologiche d’Europa
– sostegno al comparto vivaistico
– attivazione di investimenti in olivicoltura che favoriscano ricerca ed innovazione delle tecniche di raccolto, di trasformazione e di coltura
– consorzi idrici: miglioramento e potenziamento degli acquedotti privati ad uso potabile per garantire il necessario servizio di approvvigionamento idrico e favorire la crescita e lo sviluppo economico delle zone rurali
– supporto al settore cerealicolo con azioni per l’ammodernamento delle strutture esistenti e il miglioramento dei rapporti organizzativi all’interno delle filiere
– interventi di forestazione e imboschimento anche delle aree agricole peri-urbane, attraverso un contributo alle spese sostenute per l’impianto arboreo o di arboricoltura da legno
Tra i progetti, poi, ce n’è uno dedicato alle aree interne e ai territori montani, anche quello interesserà da vicino il nostro territorio offrendo spunti di nuove soluzioni per la crescita e il rilancio di zone che spesso vivono situazioni di criticità importanti. Ci sono progetti per il rilancio della cultura, della storia, dell’innovazione. Ma c’è, soprattutto, un nuovo approccio della Regione che non si pone più sul piano dirigistico, ma tenta di ricercare e costruire dal basso le soluzioni necessarie allo sviluppo e alla coesione sociale con la proposta di ambiti territoriali di programmazione attraverso i quali si impegna ad avere con i gruppi di Comuni un approccio di ricerca di soluzioni e presenza sul territorio più capillare possibile.
Il Programma regionale di sviluppo, dunque, rilegge la Toscana nella sua complessità, dà protagonismo alle comunità e pone la Regione vicina ai territori.
Nel lavoro che ci ha portato al documento definitivo siamo partiti dall’analisi e dalla valutazione dell’attuale situazione della Toscana dal punto di vista economico, sociale, ambientale e a partire da lì abbiamo fissato gli obiettivi da raggiungere attraverso 24 progetti e due piani strategici, quello per la costa e quello per la città metropolitana. È iniziato con l’arrivo in Consiglio della proposta di Prs della Giunta regionale e proseguito nei mesi con il confronto con i territori, e con i tanti e diversi soggetti interessati, che si è concluso, di fatto, con la restituzione del lavoro svolto a pochi giorni dall’approvazione nelle commissioni e poi in aula.
QUI una sintesi del Prs e dei 24 progetti