Nella storia e in un presente che sembra impossibile la violenza ha sempre coinciso con la cancellazione dei simboli di cultura. I nazisti hanno bruciato i libri, sterminato persone, oggi l’ISIS demolisce monumenti e uccide persone. Sono arrabbiato, ma non ci sono parole per definire questo star male. Ogni picconata ad una statua è una violenza ad ognuno di noi. Distruggono ciò che io non potrò mai più vedere, è un delitto che colpisce individualmente non una generica umanità. Ed ogni persona trucidata è un monumento umano che non potrò mai più incontrare. Lo è di più quando a morire è un intellettuale come Khaled al-Asaad. Ottanta anni dedicati a quel sogno che è Palmira, testimonianza straordinaria nel deserto siriano. Con lui vorrebbero cancellare le conoscenze, la memoria, la sensibilità, anche il suo sorriso. Vogliono dare un segno di barbarie, di potere. Vogliono insultare tutta l’umanità, renderla vittima della paura.
Ma sono destinati a soccombere, proprio per l’intensità della loro brutalità. Loro possono solo esasperare i loro atti, ogni volta di più. Noi tutti, possiamo impedirlo con la pace, con la civiltà e la solidarietà.
Facciamolo con tutti i gesti possibili, con i nostri simboli: bandiere a mezz’asta nei musei e nelle istituzioni culturali come ha indicato Piero Fassino e come ha proposto Matteo Renzi un minuto di silenzioso ricordo nelle Feste de l’Unità.