“Siamo ad un nuovo capitolo della vicenda che riguarda lo smaltimento dei gessi rossi. Le conclusioni riportate nella relazione della Commissione d’inchiesta, rese note nelle ultime settimane, destano preoccupazioni lecite ed è indispensabile che la Regione Toscana intervenga facendo chiarezza sulla composizione chimica dei gessi così da verificare e quantificare, anche sulla base dei dati già raccolti, la presenza di eventuali materiali dannosi per la salute e per l’ambiente”. Così Leonardo Marras, capogruppo PD Regione Toscana, illustrando l’interrogazione orale presentata dalla giunta regionale in merito all’utilizzo dei gessi rossi come sottoprodotto in campo agronomico e per attività di ripristino e recupero ambientale.
L’attività di ripristino ambientale dell’ex cava di Montioni mediante l’utilizzo dei gessi rossi è stata avviata in seguito all’accordo volontario per l’impiego sottoscritto nel 2004 da Regione, Provincia, Comuni dell’area interessata, Arpat, Asl, Tioxide e sindacati. Nel 2014 il Consiglio regionale ha approvato il Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati che prevede per lo stabilimento Tioxide – unico produttore di biossidio di titanio in Italia – la linea di intervento/azione ‘riduzione della produzione e riutilizzo dei gessi prodotti dal polo chimico di Scarlino’. Nel 2015 la giunta regionale, con specifica delibera, ha previsto sulla base dell’accordo volontario già sottoscritto che il recupero dei materiali fosse accompagnato da un adeguato sistema di monitoraggio dei siti e l’impegno all’individuazione di altri siti per lo smaltimento. Da qui la scelta del Comune di Gavorrano, nel quale si trovano due grandi cave, di promuovere il dibattito pubblico per valutare la possibilità d’impiego dei gessi nel recupero ambientale.
“Ho sempre seguito da vicino, nei diversi ruoli che ho ricoperto negli anni, la vicenda legata all’utilizzo di questo particolare scarto della lavorazione del biossido di titanio e credo che mai come adesso sia necessario ricostruire un quadro chiaro che permetta di individuare la soluzione migliore, sostenibile dal punto di vista ambientale ma anche economico e occupazionale, per la gestione dei gessi rossi. Nell’interrogazione ho chiesto alla giunta anche se sia a conoscenza dell’utilizzo della marmellotta, residuo della lavorazione del marmo, per inertizzare i fanghi e se sì in che quantità annualmente. Ho chiesto, infine, quali azioni si intenda intraprendere qualora dalle verifiche emergesse che i gessi non possano più essere utilizzati per recupero ambientale o come sottoprodotto in agricoltura, per mantenere il più possibile elevato il riutilizzo dei materiali ed evitare il conferimento in discarica, nel rispetto del principio dell’economia circolare e perseguendo gli obiettivi dell’uso efficiente delle risorse e dei modelli di produzione e consumo sostenibile”.