Mai come questa volta ho desiderato sbagliarmi. Non più di un mese fa, avevo consigliato di non cadere in facili entusiasmi, perché già era capitato diverse volte in passato, e purtroppo, anche in questo caso, la speranza si è affievolita pian piano.
Se siamo arrivati fin qui, se abbiamo potuto aggrapparci ad una speranza in questi anni lo dobbiamo, prima di tutto, alle lavoratrici e ai lavoratori che non hanno mai smesso di crederci e al sindacato che ha voluto con determinazione la Prodi bis per l’azienda anche se, forse, non ce n’erano proprio tutte le condizioni.
Oggi è un giorno triste. Per le lavoratrici e i lavoratori di Mabro, per tutti noi e per la città di Grosseto che in questi anni ha in qualche modo lottato al loro fianco. Una storia che sembrava infinita, tante volte vicina ad un epilogo positivo e altrettante di fronte a grandi delusioni. Oggi è finita, dobbiamo mettere un punto. Ma da questo punto dobbiamo ripartire, insieme. Accolgo con favore l’invito del segretario della Cgil Renzetti e dichiaro la mia disponibilità come rappresentante del territorio e quella della Regione Toscana per costruire una nuova sinergia istituzionale e tentare di trovare le soluzioni necessarie. Al Comune di Grosseto rimprovero, senza polemica, la fuga in avanti dell’ultimo periodo, la volontà di intestarsi una risoluzione della vicenda senza avere le giuste cautele e rilancio l’auspicio di una reale e piena collaborazione istituzionale nell’interesse unico dei lavoratori e della città.
L’unica notizia veramente positiva è la firma del pre-accordo sulla mobilità: sono convinto che se c’è, davvero, l’interesse a sfruttare la straordinaria professionalità delle vestaglie azzurre, adesso è possibile farlo più semplicemente, senza la trappola che ormai era diventato quel capannone e senza i complicati intrecci tra le varie società che negli anni si erano creati.
Oggi è un giorno triste, ma come ha scritto una di loro qualche anno fa nel libro che ha raccolto le testimonianze delle lavoratrici Mabro: –dopo un periodo nero c’è sempre la luce. Tante volte l’ho provato nella mia vita, come per la vista, appena levata la benda dall’occhio mi si è aperto un altro mondo-.