Non sanno parlare l’italiano (ancora per un po’, ma presto impareranno). Cercano di guadagnare chiedendo e non credo siano felici di chiedere un aiuto. Cercano un lavoro che spesso non c’è.
Li chiamiamo profughi, vu’ cumprà, migranti e non li conosciamo. Crediamo di aver letto la loro storia guardando di sfuggita la copertina dei loro volti.
Vengono inseguendo una speranza, fuggendo dalla paura e dal dolore, rischiando di morire. Solo un desiderio fortissimo di vita può fargli sfidare la morte. Questa è la loro guerra di liberazione da un nemico forse più subdolo, forse più cattivo.
Quest’anno il nostro #25aprile lo festeggerò pensando a cosa possiamo fare per loro.