“Dal distretto rurale della provincia di Grosseto al distretto rurale della Toscana del sud” questo il titolo del convegno che si è svolto oggi a Braccagni in occasione della Fiera del Madonnino.
“Il progetto del Polo agroalimentare della Maremma presentato pochi anni fa dalla Provincia di Grosseto un po’ l’avvio del ragionamento che ha portato poi, con il passaggio di funzioni all’ente regionale, a trasformarlo in un progetto toscano al quale stanno lavorando il Consiglio e la Giunta regionale. L’obiettivo del distretto rurale toscano si raggiunge tenendo insieme e facendo crescere realtà già esistenti come il Polo agroalimentare di Rispescia, l’Azienda agricola di Alberese e il laboratorio i-tech di Santa Rita – hanno spiegato Fabio Fabbri e Roberto Scalacci, dirigenti dipartimento dello sviluppo rurale della Regione Toscana -. Il contratto di distretto prevede la possibilità di fare investimenti fino a 50mila euro, il sostegno pubblico conl’attivazione di mutui a tasso agevolato e l’individuazione di risorse attraverso la sinergia con il Programma di sviluppo rurale. La Regione avrà la funzione di animare il percorso che porterà alla presentazione al Ministero del “contratto”, ma gli attori fondamentali saranno le imprese, le associazioni, le università e le amministrazioni locali”.
“Si sta lavorando – hanno aggiunto – sull’idea di potenziare la formazione di un’economia più vivace anche attraverso la valorizzazione dell’Azienda di Alberese fino a farla diventare centro europeo della conservazione dell’agrobiodiversità”.
“Il progetto del distretto rurale della Provincia di Grosseto è stata una scommessa vinta che ha portato l’agricoltura maremmana ad unirsi intorno ad un’idea che negli anni ha portato benefici economici e culturali. Ma è stato anche qualcosa di più: un’esperienza di politica negoziata, che promuove con un incentivo pubblico la realizzazione degli obiettivi fissati in condivisione con il territorio – commenta Leonardo Marras, capogruppo PD Regione Toscana -. Oggi ci troviamo a fare i conti con una società diversa, in cui sono intervenuti molti cambiamenti, spesso radicali, che anche il settore agricolo deve affrontare. Questo fa emergere una doppia esigenza: quella del territorio di avere una visione più ampia e un interlocutore istituzionale non più solo locale e, dall’altra parte, quella della Regione di avere un rapporto nuovo con il settore produttivo agricolo in questa parte della toscana. La risposta possibile è una soltanto: inserire l’agroalimentare nella politica distrettuale toscana definendone i limiti nell’area storicamente più vocata a queste produzioni e, dal punto di vista del territoriale, mettere a disposizione la nostra esperienza ad aree con caratteristiche simili.
La Regione, con l’approvazione del Piano regionale di sviluppo, ha proposto una nuova visione della Toscana divisa in tre macroaree ed individuato obiettivi ben precisi che, nella Toscana del sud, si concretizzano con un ritorno al passato: sfruttando l’occasione che il Governo offre con i contratti di filiera e i contratti di distretto possiamo e dobbiamo candidarci ad essere il primo contratto di distretto, nel quale si tengono insieme tutte le filiere e si mettono in relazione le imprese di tutta l’area per valorizzare le produzioni toscane di altissima qualità.
L’appello che voglio lanciare oggi dunque, alle associazioni ma soprattutto alle imprese, è: pensiamo in grande, proviamo a mettere insieme progetti che guardino lontano, presto sarà pubblicata la manifestazione d’interesse per aderire al contratto di distretto, facciamoci trovare pronti”.
“Il Cipe ha varato il piano operativo per l’agricoltura nell’agosto scorso in cui ha individuato le risorse per i contratti di filiera e di distretto. Siamo in attesa che il Ministero dell’Agricoltura emani il relativo bando che sarà una misura a sportello dove la differenza la farà la qualità delle progettualità che verranno presentate. La Maremma da questo punto di vista ha acquisito un’esperienza sulla programmazione negoziata che la metta in condizioni di avanzare una proposta all’altezza della sfida. Le risorse a disposizione saranno 60 milioni più 200 milioni per i fondi di garanzia per le imprese e per la ricerca”. Ha concluso Luca Sani, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati.