Sulla questione dei gessi rossi di Scarlino l’assessore all’economia Marras risponde al consigliere regionale di Fratelli d’Italia Torselli e al senatore La Pietra, che l’hanno chiamato in causa per il suo operato come presidente della Provincia di Grosseto.
“Bene – è la replica dell’assessore – , voglio dire loro che ho iniziato ad occuparmene ben prima del 2009: ho sottoscritto infatti, da sindaco, l’accordo volontario del 2004; ho autorizzato l’uso dei gessi per il ripristino di una cava a Roccastrada con tanto di valutazione d’impatto ambientale ed inchiesta pubblica; ho proposto e firmato il protocollo del 2011 che ha portato alla realizzazione di un nuovo impianto; ho seguito direttamente l’elaborazione dell’accordo del 2015 ed il protocollo sull’economia circolare del 2020. Tra l’altro, mi accompagnò per la prima volta ad occuparmi di gessi rossi l’allora segretario dell’Ugl dei chimici, consigliere comunale e poi consigliere provinciale Moreno Bellettini, oggi dirigente di Fratelli d’Italia, lo stesso partito di chi chi mi chiama adesso in causa.. Chiedano meglio anche a lui”.
Nella relazione presentata nei giorni scortsi Arpat ha riletto le carte della commissione d’inchiesta parlamentare, ha riesaminato tutte le analisi in continuo dei siti occupati ed ha espresso un parere preciso, tecnico. “Ha fornito dei dati – sottolinea l’assessore – che poi sono gli unici disponibili, perché la relazione della commissione parlamentare non cita né allega alcuno studio scientifico e nonostante questo giunge a conclusioni apocalittiche e politiche”. “Sul fatto, poi, che quest’ultima sia stata approvata anche dai senatori del Pd – prosegue – invito a chiedere direttamente a loro: non mi sento vincolato al voto di chi Scarlino non l’ha visto nemmeno su Google earth”.
“Credo, invece, – spiega l’assessore – che ieri sia stato un giorno importante perché si è messo un punto di chiarezza: se un materiale ha determinate caratteristiche, se ha condizioni critiche o meno, è il dato scientifico che deve guidarci e non possono esserci soluzioni od opinioni politiche diverse a condizionare la realtà. Oggi sappiamo che la gestione della cava di Montioni non ha registrato alcun effetto negativo e che, sulla base di quella esperienza ed analizzando a fondo ogni sito potenzialmente ospitante i gessi, è possibile stoccarli in una cava al fine di ripristinarla dopo il suo sfruttamento”.
“Ma dobbiamo anche dire con forza – conclude – che, senza un impegno molto concreto di riduzione e riuso dei gessi da parte di Venator, andare alla ricerca di altri siti di stoccaggio sarebbe sbagliato ed inaccettabile per le comunità, oltreché inutile anche per l’azienda”.
Scritto da Toscana Notizie