Lettera aperta al Presidente della Regione, ai parlamentari del territorio, al Ministro dell’Ambiente
“Sta succedendo qualcosa di inspiegabile negli ultimi giorni. Militari di vari Corpi con unità cinofile e numerosi mezzi stanno controllando a tappeto le aziende zootecniche di gran parte della Toscana, partendo proprio dagli allevamenti in Maremma.
Non si conoscono con precisione né le motivazioni, né gli obiettivi di questo dispiegamento di forze, ma dalle testimonianze raccolte pare che gli inconsueti controlli siano improvvisi e decisamente intensi: visite invasive che trattengono per l’intera giornata gli addetti senza tenere conto degli obblighi di gestione quotidiana degli allevamenti e intralciano, così, il lavoro libero di imprenditori e lavoranti. È incomprensibile che si adotti un tale assetto, oltretutto estremamente oneroso per le casse dello Stato, semplicemente per controllare la corretta tenuta dei registri aziendali o la presenza di qualche attrezzo dismesso davanti ad una stalla, quando, tra l’altro, le informazioni richieste sono già in possesso dei servizi veterinari delle Aziende sanitarie dai quali è possibili attingere con dispendio di energia e di risorse assai minore.
Scrivo direttamente e pubblicamente a tutti voi così da agire immediatamente, ciascuno in base alle proprie competenze, per indagare e comprendere la ragione di questa operazione così imponente e protestare di fronte all’utilizzo di metodo vessatorio di controllo che sembra più adatto ad altri contesti storici o territoriali. Non metto in dubbio la professionalità del personale coinvolto e l’utilità del servizio pubblico a garanzia della qualità delle produzioni alimentari e della verifica delle condizioni minime di rispetto del benessere degli animali ed aggiungo, a scanso di equivoci, che chi commette reato e sbaglia deve essere perseguito e pagare secondo legge, ma occorre anche capire, preventivamente, di cosa stiamo parlando e a chi sono rivolte queste curiose attenzioni.
Le imprese zootecniche sono sconvolte quotidianamente dagli attacchi dei predatori, tutto ciò che abbiamo potuto fare per contenere questo fenomeno è stato alzare delle recinzioni e addestrare dei cani; siamo riusciti a superare il limite quantitativo imposto dall’Unione Europea per il riconoscimento dei danni, ma non riusciamo ancora a pagare nemmeno il danno indiretto. Ci sono allevatori che spesso passano l’intera notte a custodire le greggi e le giornate a fianco dei veterinari per seguire le pratiche burocratiche necessarie alla denuncia delle predazioni e all’interramento delle carcasse.
L’esasperazione in questo settore è lo stato d’animo costante. Comprenderlo non è benevolenza, ma vivere la realtà delle cose.
Uno Stato che non ha la sensibilità per capirlo non è uno Stato al servizio della comunità. Spero che grazie al vostro sostegno si arresti al più presto questo approccio e si riconduca il tutto secondo buon senso ed il massimo equilibrio.
Il volto umano dello Stato può contribuire a restituire un po’ di coraggio a chi rischia di non avere alternative a gettare la spugna e chiudere la propria attività”.