Confesso di non sopportare i finti esperti. Giacomo Gori è un tipico esempio di militante a 5 stelle che, dopo aver letto su Wikipedia un po’ di nozioni, si diletta nella nuova passione e, autodichiarandosi esperto, dopo qualche giorno è pronto a sfidare anche la scienza. La lontananza dalla “politica politicante”, come la chiama lui, spesso comporta reazioni negative e momenti difficili, è evidente da ciò che scrive, ma ora pare aver trovato la sua dimensione: la botanica. Sono giorni che grida alla luna contro la pulizia del sottobosco, contro le azioni forestali che sono utili solo ai poteri forti e ai complotti internazionali, se l’è presa anche con i finanziamenti che la Regione Toscana ha proposto per la sistemazione della pineta.
Voglio spiegargli meglio ciò che ha spinto me, il Consiglio e la Giunta regionale a scegliere di destinare queste risorse.
La realtà che forse sfugge è che la pineta non è una foresta classica. È un complesso forestale artificiale, per così di dire, coltivato. Furono piantati dei pini a partire dalla fine del settecento come opera di bonifica dai Lorena per poi divenire una splendida attrazione turistica, ma prima ancora un luogo molto importante per la produzione di pinoli di alta qualità.
La pineta coltivata che dava rendimenti e lavoro a diverse imprese di pinottolai insediate storicamente nella nostra provincia, era ben tenuta e capace di riprodursi e di rinnovarsi continuamente. Sono pinete un po’ anziane, le nostre, quasi a fine vita, che danno grande effetto di paesaggio ma che, se non agiamo rapidamente, non esisteranno più e non avremo più il tempo di sostituirle mantenendo inalterata questa loro maestosità.
Da ormai molti anni sono infestate da un parassita terribile che le ha inaridite: non producono praticamente più i pinoli, non riescono a riprodursi e non generano risorse per la loro manutenzione. Con la gestione in atto a nessuno, nemmeno a te caro ex consigliere comunale Gori, sarebbe venuto in mente di elogiare il sottobosco che in questo caso è solo l’effetto dell’incuria. Sarebbe stato, come era un tempo, tutto pulito e percorribile come lo sono tutte le aree coltivate. La vegetazione spontanea piace anche a me, intendiamoci. È solo che, se cresce troppo e arriva troppo vicino alle chiome dei pini, in occasione di un incendio, gli esperti veri dicono che sia alquanto pericoloso.
Chi ha perso un’auto, chi ha visto le fiamme così vicine, chi ha temuto il peggio per sé e per le proprie cose in queste giornate di fuoco, meriterebbe dunque atteggiamenti adeguati: nessuna improvvisazione, nessuna polemica, ma un grande impegno comune. Noi abbiamo proposto una soluzione, utilizzando il piano di sviluppo rurale, per permettere di curare le nostre pinete, velocemente, bonificando le zone percorse dal fuoco e iniziando a rinnovare l’intero complesso forestale litoraneo, mettendo a disposizione 5 milioni di euro.
Siamo convinti che la pineta sia un bene comune e che sia giusto utilizzare fondi pubblici per la sistemazione, dato che il beneficio della loro esistenza e capacità di sopravvivere nel tempo è fonte di benessere per tutti noi e per le generazioni future, non solo per le attuali proprietà che siano pubbliche o private.
Ognuno, caro Gori, torni al suo impegno contemporaneo, perché non c’è tempo da perdere. Noi proseguiremo sulla strada avviata e garantiremo supporto, anche in futuro, ai Comuni interessati e a chi vorrà usare quei fondi per sistemare le nostre pinete.