La “scuolina” dei Martiri d’Istia deve restare patrimonio della collettività
La scuola di Maiano Lavacchio dove furono uccisi il 22 marzo del 1944 11 giovani e dove sulla lavagna fu scritto da una delle vittime “Mamma, Lele e Corrado un bacio” è bene della collettività, testimone del nostro passato e non può essere venduta. Quella lavagna, appesa dal dopo guerra nella stanza del sindaco di Grosseto, è un simbolo e un monito. Così lo sono anche quelle povere mura.
Pensare di dare via un luogo protagonista di una pagina della nostra storia vuol dire pensare di vendere un pezzo di memoria, ed è un errore imperdonabile. Solo ricordando, solo raccontando e studiando gli avvenimenti, più o meno recenti, possiamo vivere con consapevolezza il presente e costruire un futuro solido. E ricordare la storia è anche vivere i luoghi in cui è stata scritta, come la scuola di Maiano Lavacchio dove sono stati processati e uccisi i Martiri d’Istia. Le difficoltà economiche dei Comuni e le ristrettezze a cui sono obbligati i bilanci degli enti pubblici in questo periodo non possono giustificare la scelta di privare la collettività di luoghi preziosi e con un immenso significato autentico. Sono, anzi, luoghi da proteggere, conservare con cura e valorizzare, da far conoscere il più possibile perché ciò che è stato in si ripeta.
Mi faccio promotore di una petizione online perché chiunque lo desideri possa scrivere con decisione il proprio NO alla vendita della scuola di Maiano Lavacchio e dichiarare la propria disponibilità anche economica ad acquistarla e mantenerla pubblica. Un bene collettivo va difeso ed ognuno deve fare la sua parte affinché resti tale e, anzi, sia conosciuto sempre di più.